lunedì 28 marzo 2011

Una camelia per Marie Duplessis e madame Tetrazzini

Il mio viale delle camelie
E' strano come un fiore ti possa far viaggiare così tanto lontano con l'immaginazione da perderti tra epoche lontane, antiche storie e paesi stranieri.
Questo mi è successo l'altro ieri. Ammiravo con soddisfazione le mie camelie. Le fotografavo, le guardavo e le riguardavo. Poi a un certo punto, quando con l'obiettivo della macchina sono riuscita ad inquadrarle tutte ho avuto l'impressione di trovarmi in un viale di camelie. E su questa foto in particolare ho cominciato a viaggiare con la fantasia. " chissà che mi racconta internet di particolare su questa pianta ? " mi sono chiesta. Dal quel momento il mio viaggio lontano, senza biglietto, ha avuto inizio.
Le prime tappe, devo dire che erano abbastanza conosciute, un pò come quando ci si allontana da casa, ma a una distanza minima, per cui tutto è ancora famigliare.
E così rispolvero un pò le mie nozioni di base.
Marie Duplessis
La camelia entra nel mondo europeo nella prima metà del settecento, importata dal gesuita George Joseph Kamel ( da cui il nome ). E' originaria dal Giappone. E dai giapponesi viene considerata come il simbolo della vita stroncata, per via che il suo fiore si stacca intero dallo stelo, invece di cadere petalo dopo petalo, come avviene in genere. La sua pianta però ha un simbolismo completamente opposto, la longevità, poiché vive a lungo. Ecco a questo punto ero arrivata alla mia prima stazione, il capostazione faceva cenno di scendere se si era diretti per la fermata " lezioni di botanica ". Ma io non volevo scendere, volevo continuare a viaggiare. Ancora era troppo presto e poi il panorama si stava facendo via via sempre più interessante. Quel contrasto di simboli opposti tra pianta e fiore mi incuriosiva. Da una parte una vita finita senza aver avuto il tempo di invecchiare, i petali che non si staccano ne sono una prova. Non una ruga, solo l'avvizzimento, dopo la morte. Dall'altra la longevità. Quel qualcosa che continua nel tempo come simbolo di eternità. Ad un tratto in lontananza dal finestrino l'immagine di una bellissima donna, ma si! è proprio lei la signora delle camelie.Ecco che cosa mi ricordava tutto questo. D'altronde non poteva essere il contrario.Lei, morta in tenera età, a soli 23 anni, ma tuttora viva nel ricordo di ognuno di noi. Chi meglio di lei poteva rappresentare la pianta della camelia ? E cosi scopro che il vero nome era Marie Duplessis o meglio Rose Alphonsine Plessis.
Che il nomignolo di signora delle camelie gli era stato dato, ancora prima di Dumas figlio, dalla fioraia personale, madame Barjon, per la gran quantità di camelie che comprava.
Madame Duplessis infatti era solita  adornarsi di camelie. Per venticinque giorni al mese queste erano rigorosamente di colore bianco, mentre per i restanti cinque giorni erano di color rosso. E' a causa di questa donna che la camelia  entra con forza nel mondo letterario con il romanzo scritto da Alexandre Dumas figlio. La storia fortemente autobiografica, racconta la breve vita di Margherite Gautier e i suoi amori. Lo stesso Dumas la ebbe come amante e con amore la volle immortalare per i posteri.Tante le curiosità su questo bocciolo di donna. Ad ogni prima di teatro era solita vederla apparire con tre cose che non la lasciavano mai: l'occhialino, un sacchetto di dolci e ovviamente un mazzo di camelie.Camelie che non potevano essere scambiate con un'altro fiore " Non si osi credere di uscirne impunito. Sai che il profumo dei fiori mi fa star male " Questa è una citazione tratta dal romanzo " la dame aux Camelia " di Alexandre Dumas. L'eroina, Margherite, appunto, apostrofa il suo spasimante che involontariamente la disturba regalandole un bouquet di fiori molto profumati.Margherite porta con se le camelie perché sono poco profumate e non la fanno tossire. Anche se il viaggio sembrava ormai giunto alla fine, un'altra realtà si faceva strada nella mia mente. La dame delle camelie non fu solo un romanzo tratto dalla vita di Marie Duplessis, Dumas dopo qualche anno lo adattò per il teatro e dopo un pò di censura, fu scoperto da Verdi che trasformò il tutto nella leggendaria La Traviata. E perché non scoprire qualcosa di più su questa opera? Non sono mai stata una appassionata di questo genere di di musica anche se le storie che ispiravano queste liriche mi hanno sempre affascinato. E così vengo a sapere di un aneddoto curioso che vale la pena di raccontare.New York 1908: grande successo di Madame Tetrazzini appunto nella Traviata.Il pubblico è impazzito per questa cantante dal forte accento toscano e forte personalità.Chiede tutti i bis che è possibile chiedere. E così alla fine di una prova chiede di farsi recapitare in teatro qualcosa da mangiare per poi essere libera da impegni dopo la rappresentazione. Immaginate con quale patema d'animo si deve essere sentito il cuoco ( di origini italiane ) a dover soddisfare un palato così esigente.E invece con immenso stupore il piatto di spaghetti fu così tanto gradito dalla cantante da fare questa volta lei il bis.Il risultato divenne evidente nel momento della scena finale della Traviata. Il suo coprotagonista tenta di sollevare la Violetta morente, ma all'improvviso cede la presa e il tragico finale si trasforma in una risata collettiva.Seppe più tardi che da quanti spaghetti aveva mangiato la Tetrazzini non era riuscita nemmeno a mettersi il corsetto. Da allora questo piatto si chiamò Spaghetti alla Tetrazzini. Ricetta ovviamente subito riprodotta da me, Anche perché a  forse di camminare e camminare per strade e stradine un pò di fame mi è venuta.
I miei ricordi del tempo passato
Il mio carillon 
                                                                             
Madame Tetrazzini durante una prova

La Tetrazzini mentre si rifocilla


SPAGHETTI ALLA TETRAZZINI:

250 gr. di petto di tacchino saltato con poco burro e tagliato a listarelle sottili, gr. 500 di spaghetti spezzati, cotti al dente e scolati, gr. 100 di funghi affettati e rosolati, gr. 50 di mollica di pane fresco, 5 cucchiai da tavola di parmigiano grattugiato.
Per la salsa: gr. 30 di burro, 3 cucchiai da tavola di farina, 250 ml. di panna, 3 fettine di cipolla, 1 ciuffo di prezzemolo riccio, 2 foglie di alloro, sale, pepe, noce moscata e chiodi di garofano.
PREPARAZIONE:
Preparare la salsa con il burro, la farina e la panna, aggiungete la cipolla, il prezzemolo. la foglia di lauro ed i chiodi. Passatela al setaccio, insaporitela con il sale e pepe nero ed un pizzico di noce moscata. Rimettetela sul fuoco e quando il composto sarà vellutato e bollente, incorporatevi il tacchino, gli spaghetti ed i funghi.
Versare tutto in una pirofila da forno. A parte ammorbidite la mollica con un cucchiaio di latte e aiutandovi con una grattugia, spolveratela sulla pirofila: preriscaldate il forno a 190° , spolverate col parmigiano e fate cuocere per 10-15 minuti, fino a quando si sarà formata una crosta dorata. Servite immediatamente. Questa ricetta è stata fedelmente riportata, senza omettere niente. Credo che sia interessante scoprire gli usi e i costumi in cucina dei primi del novecento.

Spaghetti alla Tetrazzini
Inutile a dirlo Madame accompagnò il suo piatto con dell'ottimo champagne! e come poteva essere il contrario.
La cena della signora delle camelie
Le violette spontanee
 Un' ultima curiosità, questa volta mia personale.
Le violette ospitate
L'hanno scorso quando avevo comprato la prima camelia, dopo un pò ho visto spuntare sul bordo del vaso delle violette, che sono rimaste là fino ad ora. E' certo che non c'è niente di trascendentale in tutto questo, molto probabilmente nella terra che ho usato per rinvasare la camelia c'erano delle radici delle violette e quindi il tempo ha fatto il resto. Devo dire comunque che adesso che mi sono inoltrata in questo viaggio storico-romantico il sapere che la protagonista della Traviata si chiamava Violetta mi fa un pò fantasticare. Anzi a dire il vero mi ha talmente preso questa strana coincidenza che quando ho rinvasato le altre due piante di Camelia ho aggiunto nel vaso delle piantine di violette. Così per omaggiare lei la protagonista di questo mio racconto.

10 commenti:

  1. questo post è bellissimo, è come un profumato pot pourri: ci si trovano tanti spunti di riflessione! :)

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  2. Hi AnnaMaria. Your blog is showing perfectly and I will subscribe to your blog. I can understand a little Italian so hope that I can understand your posts.
    Baci, Ivy

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  3. Ciao carissime amiche turistediMestiere e Ivy.Sono molto felice di avervi nel mio blog. Un bacio a tutte e due e arrivederci.Grazie Ivy per il favore.

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  4. Che bello questo post! Io amo i fiori ma non sono molte cose su di loro, mi basta guardarli e tutto diventa più lieve e gioioso! Cmq mi ricorderò da oggi in poi, fiori di camelia meglio non regalarne..se non con tutta la pianta! Amo moltissimo anche la lirica da quando ho avuto la fortuna di vedere parecchie opere all'Arena di Verona! Molto interessanti anche gli spaghetti, complimenti! Un abbraccio

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  5. Grazie Ornella per tutto.Un grande abbraccio a presto.

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  6. Se io sono il proprietario di lumaca si è signora della :-) camelia. Un bellissimo post e foto e tutte le storie che ci ha detto. Io stesso grido di Marguerite Gautier :-)

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  7. Grazie di cuore Vita.È un vero piacere ricevere dei complimenti da te.Sono felice che questo mio post ti sia piaciuto.Un abbraccio .

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  8. ehi che si dice di nuovo da queste parti??? :D

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  9. un post da sogno!!!! meravigliosoooooo!!!
    adoro il romanzo con la sua protagonista le sue camelie la sua storia...e la Traviata è la mia opera preferita!! ho i dischi che ogni tanto ascolto e quando qualche anno fa sono ho visto la traviata allo sferisterio di Macerata sotto un tetto di stelle è stata una emozione grandissima!!!
    grazie per il bellissimo post!!!
    ah domani se riesco farò gli spaghetti :) grazie ancora!! e buon viaggio!!!!

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  10. Grazie Chiara.Fammi sapere come ti vengono gli spaghetti alla Tetrazzini.Spero di riuscire a mantenere i contatti durante il viaggio.Un abbraccio.

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